NOSTOS

"Nessuno è il mio nome, Nessuno mi chiamano padre e madre e tutti gli altri compagni". (Odissea - libro IX)

“Mi risvegliai, incerto nel cuore se gettarmi giù dalla nave e morire nel mare o sopportare in silenzio e restare ancora fra i vivi. Sopportai e rimasi.” (Odissea - libro X)


Noi siamo Nessuno. Questo abbiamo compreso riflettendo sul senso del confine e sul percorso che ci porta a essere individui, separati gli uni dagli altri per storia, identità, cultura. L'illusione di un confine che ci divide si scontra ogni giorno con l'evidenza della Natura, nella quale tutto si dissolve continuamente, trasformandosi in unità. Il mare ne è la metafora migliore: è confine, ostacolo, ma anche un mezzo di comunicazione, è la via che ci permette di muoverci, di attraversare. Nel mare si muore ogni giorno, di naufragio o di stenti, nella ricerca di un varco, di un ritorno all’unità del tutto. Il Teatro dei Servi Disobbedienti decide con NOSTOS di portare sulla scena la continuità dell’essere umano, nel tempo e nello spazio. Esplora l’assurdità dell’idea di confine.

Nostos significa ritorno. Per Nostos il Teatro dei Servi Disobbedienti ha intrapreso una serie di studi sul tema della migrazione, considerata come condizione umana archetipica, andando oltre la cronaca per ritrovare nei testi classici intrecciati alla drammaturgia originale una verità più profonda che riguarda l’essere umano, il suo rapporto con la natura, con il viaggio, con il confine. La migrazione è quindi anche un attraversamento interiore in cui l’uomo si interroga sul suo essere individuo, sui suoi rapporti con l’altro, con la famiglia, la comunità. In questo andare alla deriva finisce col perdere la propria identità, il proprio nome, sospeso in uno spazio senza riferimenti, senza tempo, senza confini, in cui le leggi e le convenzioni dell’uomo non hanno più nessun significato, sopraffatte dalla forza della natura. È la meta ultima del suo viaggio, l’unico luogo a cui fare ritorno. Questa ora è la sua terra. Il suo nome ora è Nessuno.


Regia e scenografia di Federica Amatuccio

Musiche e sound design: Andrea Gianessi

Luci: Marco Garuti

Costumi: Martina Mondello

Drammaturgia: Teatro dei Servi Disobbedienti

Testi originali: Andrea Gianessi, Margherita Kay Budillon.

con: Francesca Bertolini, Margherita Kay Budillon, Manuela Davoli , Roberto Durso, Francesca Nardi.

produzione: Teatro dei Servi Disobbedienti 2018

con il sostegno di: Leggere Strutture Art Factory, Teatro Ridotto, Poverarte Festival.

prima assoluta: 15 febbraio 2019 - AtelierSì , Bologna - Eruzioni Poverarte

durata: 75 min