Fimmina Morta

Amara e poetica riflessione sull'industrializzazione. Protagonista è Brucia, un’anima frammentata e irrequieta, imprigionata in una dimensione sospesa tra conscio e inconscio, apparentemente senza possibilità di salvezza. È l’amore per Orazio che la spinge a liberarsi e la trascina in un vortice di bellezza e di armonia in cui essa ritrova, seppure per un attimo, la felicità. Ma Brucia è incapace di amare realmente qualcuno, perchè prima di tutto è incapace di amare se stessa, non vede la sua bellezza e non crede possibile un cambiamento. Brucia è una donna, è una città, è una comunità soffocata dall'industrializzazione malata, miope e corrotta che ha impedito qualsiasi altra forma di sviluppo, chiudendo ogni orizzonte al suo sguardo. La città che ha ispirato la pièce è Gela, una città della Sicilia che da cinquant'anni custodisce in sé un enorme cancro: lo stabilimento petrolchimico, il Mostro, come lo chiamano i suoi cittadini.


Testi di Luigia Ferro e Martina Libertà

Regia e scenografia di Federica Amatuccio

Drammaturgia : Federica Amatuccio e Andrea Gianessi

Musiche e sound design: Andrea Gianessi

Light design: Pascal Amatuccio

Costumi: Martina Mondello

Regia video: Davide Ricchiuti

Foto e riprese: Daniele Bisceglia

con: Sara D'Angelo, Francesca Lateana, Valeria Iudici, Antonio Bissiri, Andrea Gianessi


produzione: Teatro dei Servi Disobbedienti 2014

con il sostegno di: Senza Filtro - Planimetrie Culturali.

prima assoluta: 10 ottobre 2014 - Teatro Comunale Eschilo , Gela (CL)

durata: 75 minuti