“Vedere un paesaggio come se fosse la prima e l'ultima volta, determina un sentimento di appartenenza ad ogni paesaggio del mondo [...]un sentimento che mi ricorda il gesto naturale di “stare nel mondo”, e che il paesaggio non è la dove finisce la natura ed inizia l'artificiale, ma una zona di passaggio, non delimitabile geograficamente, ma più un luogo del nostro tempo, la nostra cifra epocale.”

- Luigi Ghirri -

luogo comune

laboratorio pubblico

Il Teatro dei Servi Disobbedienti con il laboratorio pubblico luogo comune si rivolge a cittadini di tutte le età e a danzatori, attori, musicisti e performer anche non professionisti.


luogo comune è un orizzonte di ricerca sul paesaggio. È osservazione, analisi, è scelta. È posizionarsi dentro un piano visivo e comprendere che la decisione di stare in uno spazio determina un cambiamento nella percezione collettiva di quello spazio stesso, mutandone profondamente l'equilibrio. Come sperimentare quella presenza? Come creare un'identità precisa senza però essere il protagonista di un'azione? Esplorando il proprio corpo e il suo rapporto diretto con il paesaggio.


In questo percorso condiviso lavoriamo su un significato più profondo di luogo comune, svincolato dal suo utilizzo quotidiano. Non ci soffermiamo sui luoghi comuni intesi come stereotipi, banalità e ovvietà, tralasciamo le dicerie e i falsi miti. Analizziamo piuttosto il vuoto, gli spazi di mezzo, gli intervalli, tutto ciò che diamo per scontato nel nostro quotidiano. Attraverso pratiche di scrittura scenica, di costruzione drammaturgica e rappresentazione sviluppiamo un percorso di creazione collettiva dove ognuno è protagonista e autore del suo paesaggio, il suo piccolo mondo. È nel rapporto con gli altri mondi che si dà vita a un luogo comune di azione, uno spazio condiviso dove tutto accade, tutto è necessario, ma nulla emerge sul resto. Non si rompono barriere, non si determinano mutamenti di stato, si agisce nella costruzione di un equilibrio costante fatto di piccoli gesti, piccole armonie che si bilanciano in un costante scorrere temporale. Essere in questo sterminato luogo comune è avere la capacità di comprendere che per creare è neccessario stare all'interno di qualcosa e non essere protagonisti di qualcosa.

“E se la malinconia e la paura nascessero anche perché ricordiamo troppo e troppe cose? Troppe osterie e aie, troppi contadini da letteratura tutti di un pezzo, strette di mano di gente che sembra conoscere il mistero della vita, troppi bicchieri di vino con briscola sotto i portici, troppa nebbia, troppi pranzi a suggellare amicizie, stelle nei fossi, filari e fidanzati sugli argini in macchina o in bicicletta, troppi gridi nella bassa emiliana che non nascondono il rumore degli zoccoli, troppi amarcord e notti del '43, bandiere nei pioppeti, braccianti e fattori, troppe tapparelle e piastrelle, troppi balconcini, rivestimenti e recinzioni, vasi sulle finestre, troppe balere, chiese e fabbriche, troppe zanzare, troppi cocomeri, troppe piazze con mercati, troppi paracarri e strade polverose, troppi archi, portoni, lesene, affreschi, troppi Preludi della Traviata? Troppo di tutto, in questo sterminato luogo comune.”

- Luigi Ghirri -